5 cose che forse non sai sul torneo di Wimbledon

5 cose che forse non sai sul torneo di Wimbledon

Luglio 20, 2022 Off Di Redazione

Wimbledon rappresenta l’epitome della carriera per ogni tennista. Da emergenti, i giocatori dello sport a racchette sognano le divise bianche del torneo inglese e bramano l’odore dei campi nelle calde giornate in cui viene disputato. Un concentrato di adrenalina ed emozioni incontrollabili pervade i più grandi tennisti del mondo, ogni qualvolta solcano la soglia dell’iconico stadio.

Il torneo di Wimbledon, oggi, rappresenta uno dei principali highlight sulla scena sportiva in generale. Tra le manifestazioni più seguite e di maggior prestigio, esso gode, ovviamente, di un’ampia strategia pubblicitaria che lo porta sulle luci della ribalta in tutto il mondo, con l’ausilio del suo straordinario prestigio. Oggi si fa in fretta a parlare di aziende di digital marketing, pubblicità online e campagne cross mediali. Ma per alcune realtà, come Wimbledon, aprirsi al mondo del marketing è stato tutto tranne che scontato.

Al di là di riflettori e match appassionanti, però, Wimbledon è una manifestazione sportiva di elevatissima caratura, con una preziosa e variegata storia alle spalle che vale la pena raccontare attraverso una top con le migliori curiosità sul torneo di tennis più famoso di tutti i tempi.

Il peculiare vestiario

Chiunque, ad un certo punto, guardando uno dei match a Wimbledon, si sarà chiesto perché i tennisti sul campo vestano tutti di bianco. La risposta al roboante quesito viene data annualmente, per poi essere dimenticata ancora. A Wimbledon c’è un codice vestiario che non va infranto per non incorrere in spiacevoli screzi con gli sponsor.

Negli anni scorsi, alcuni giocatori, anche i più famosi ed ammirati come Roger Federer e Serena Williams, si sono visti costretti a cambiare outfit, optando per la tonalità più candida, venendo anche sanzionati aspramente. Il motivo principale di questa scelta è relativo al sudore, definito indecoroso alla vista nel XIX Secolo quando il torneo fu istituito. A Wimbledon, per un periodo, anche la pallina divenne bianca, cambiando poi con una classica fluo a causa della difficoltà di inquadrarla in camera per le trasmissioni televisive.

La “nuova” sede compie cento anni

Il torneo viene disputato da oltre 130 anni e la sede di Wimbledon in Church Road, campo centrale della manifestazione, è prossimo al compimento del centesimo anniversario. Il Campo Centrale di Wimbledon è un simbolo dello sport inglese e internazionale. I primi tornei di Wimbledon del 1877, però, vennero disputati con soli atleti uomini sui campi di Worple Road, per poi aprire l’evento alle tenniste nel 1884.

Chi ha vinto di più a Wimbledon

Il trionfo a Wimbledon rappresenta il punto più alto della carriera di ogni tennista. Vincere il torneo inglese, poi, significa anche portarsi a casa una cospicua somma di denaro pari a circa due milioni di sterline. Roger Federer compare nell’albo d’oro; una certificazione ancor più importante, avendo conquistato il primo podio a Londra per ben otto volte. Seguono Sampras e Renshav con sette vittorie e Djokovic a quota sei.

Per quanto riguarda la top femminile, invece, spicca il nome di Martina Navratilova, regina assoluta di Wimbledon, con ben nove vittorie sul campo inglese, superando figure storiche del tennis come Serena Williams e Steffi Graff.

Il miglior italiano a Wimbledon

Dopo oltre sessant’anni dai migliori successi italiani a Londra, con Nicola Pietrangeli che arrivò in semifinale nel 1960, Matteo Berrettini riportò il tricolore alla fine della competizione, disputando la finale del 2021, salvo poi perdere contro Djokovic.

Il “vero” trofeo di Wimbledon

La premiazione sul campo avviene con dei trofei di grandi dimensioni. I tennisti sollevano le coppe “originali” al termine del torneo, ma quando arriva il momento di fare ritorno a casa al termine della competizione, ai giocatori viene consegnata una coppa più piccola del 75% rispetto a quella mostrata durante le cerimonie, mentre alle donne viene assegnato un piatto d’argento.